Il fallimento della Silicon Valley Bank (e delle due minori, Signature e Silvergate Capital) non mette particolarmente a rischio la stabilità del sistema. Il principale problema di SVB è stato il posizionamento in non-profitable tech, la scarsa diversificazione e l’eccessiva esposizione ai titoli di stato a lunga scadenza.
SVB, vista la natura del suo business, era inoltre soggetta a regolamentazione ‘light’ (tipica di banche regionali), motivo per cui ci aspettiamo in futuro un’azione da parte dei regolatori americani.
Quanto successo a cavallo del weekend modifica la velocità con la quale ci aspettavamo di vedere gli effetti di questa politica monetaria ultra-restrittiva della FED; questi avvenimenti ci avvicinano un po' al rischio recessione, ma ci pongono anche di fronte a una possibile svolta nelle politiche monetarie.
I livelli di liquidità delle famiglie rimangono positivi; il credito delle aziende resta solido grazie alla rinegoziazione dei debiti in fasi di tassi più bassi. Il rischio di contagio per le banche europee è limitato; il contagio per le banche statunitensi potrebbe verificarsi solo per istituti con profili similari a SVB (come peraltro successo a Silvergate Capital e Signature polarizzate su mondo tech e crypto).
Da cosa derivano le difficoltà della banca
Nel 2021 la banca gestiva circa la metà di tutti i fondi impiegati per finanziare le startup.
Per lungo tempo gli affari erano andati molto bene, complici i successi e la veloce crescita delle società tecnologiche.
La sua attività in qualità di banca piccola e regionale, si basava su una sola classe di aziende (deboli a livello di fondamentali), senza diversificazione in termini di attività e in termini di esposizione a long duration.
SVB utilizzava il denaro depositato dai clienti per investirlo in obbligazioni, pratica messa in atto da tutte le banche del mondo. L’aumentato dei tassi per combattere l'inflazione ha diminuito il valore di tali attività.
SVB poteva attendere la fine naturale degli investimenti già fatti, ma si era ritrovata a fare i conti con: rallentamento dell’economia, calo di nuovi depositi e prime richieste di liquidazione (anche su sollecitazione di alcuni fondi di venture capital).
Per effetto contagio fallisce anche la newyorkese Signature pagando il crollo di Svb, colpevole di aver innescato una crisi di fiducia e una fuga dei clienti (a sua volta fallita poco dopo il fallimento di Silvergate Capital attiva nell’ambito crypto).
Signature era un riferimento per il mercato immobiliare, ma anche per il settore crypto, dove dal 2018 aveva fatto assunzioni specifiche di personale qualificato.
Bail-in o bail-out: la risposta delle autorità
Tra i problemi chiave di questa liquidazione vi è il fatto che il 93% dei depositi alla SVB superano la soglia di protezione dei $250.000 (passibili quindi di bail-in). Tesoro USA, FED e FDI hanno già proposto soluzioni per far fronte alla situazione di difficoltà:
- L’autorità garantirà tutti i depositi, anche quelli sopra i $250.000, assicurati dalla Federal Deposit Insurance Corp;
- La Fed offrirà alle banche programmi di prestiti agevolati (per un anno) per assicurare che siano in grado di rispondere alle richieste dei clienti;
- Resteranno non protetti solo azionisti e obbligazionisti della banca.
In UK, HSBC ha annunciato di voler acquistare la unit di SVB al valore simbolico di 1sterlina.
Due considerazioni personali
Basarci sulle classifiche dei giornali per orientare i nostri investimenti può essere molto pericoloso.
Anche testate internazionali e serie come Forbes possono prendere dei fenomenali granchi e mettere al ventesimo posto (su cento banche analizzate) la Silcon Valley Bank, che in una settimana arriva al fallimento.
Essere inclusivi è una bella cosa, ma prima di tutto bisogna essere competenti.
Non si governa un'azienda con l'ideologia. La politica e l'ideologia vengono dopo.