Si è parlato molto in questi giorni del fatto che Apple stia cercando di delocalizzare la propria produzione fuori dalla Cina, e in particolare in India.
Chiaramente, per Apple portare la produzione fuori da Taiwan e dalla Cina continentale vuol dire evitare il rischio di conflitti geopolitici nella regione.
La cosa ha perfettamente senso.
Detto questo, pero', facendo attenzione alle sfumature e ai dettagli, salta fuori come sempre una storia un po' diversa...
Questa è una di quelle tipiche situazioni in cui un certo trend, visto con la lente deformata dei media e soprattutto dei social, possa sembrare erroneamente un fatto già praticamente compiuto.
A giudicare solo dai titoli dei post o degli articoli su questo argomento, senza approfondire leggendo il testo, o senza spulciare gli articoli dei media piu' specializzati, si perde del tutto la tempistica di un dato evento.
Cosi', per fare degli esempi, sembra che la Apple abbia già abbandonato la Cina, il dollaro sia già stato sconfitto dai BRICS, a giorni saremo dominati da un dollaro e un euro digitali e la Russia non esporta piu' petrolio in occidente.
In realtà, tornando al nostro argomento, se ci si prende la briga di leggere il piano di delocalizzazione di Apple, si scopre che le sedi di produzione pianificate in India sono solo gli impianti di assemblaggio finale.
In pratica, si tratta degli impianti dove i componenti dell'iPhone vengono assemblati, testati e imballati per la commercializzazione. Molti dei componenti da assemblare pero' vengono ancora prodotti a Taiwan e nella Cina continentale. E non c'è alcun modo di spostare in tempi brevi questa parte essenziale della produzione.
Questo esempio ci fa capire che Apple e i suoi partner hanno ancora molto lavoro da fare per ridurre i rischi della loro catena di approvvigionamento.
Spostare l'assemblaggio finale in India è un grande passo. Ma non basta, se l'obiettivo è ridurre la dipendenza dai componenti made in China.
Dobbiamo ammettere percio' che la Grande Ricalibrazione (cioè la fine della delocalizzazione degli impianti in oriente o semplicemente il loro spostamento dalla Cina verso il Vietnam o l'India) non è un processo rapido. Ci vorrà il resto di questo decennio e forse anche il prossimo per ristrutturare completamente la produzione e la distribuzione globale.
Cerchiamo di tenere i piedi per terra, quando seguiamo i social...
A presto