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Rappresentazione visiva dell'articolo: Cina. Dietro front, siamo comunisti!

Cina. Dietro front, siamo comunisti!

Giovanni Vaona

19 settembre 2021

Un’industria motivata dal profitto a scapito della morale pubblica. Così il Governo di Pechino ha recentemente descritto il comparto dei videogames, definito “oppio per la mente” soprattutto dei giovanissimi. 

Per questo, il Partito Cinese ha introdotto regole ancora più stringenti per limitarne l’uso ai minorenni: dal primo settembre 2021 è consentito loro di giocare solo 1 ora al giorno dalle 20 alle 21, esclusivamente il venerdì, il sabato e nei giorni festivi

Una realtà ibrida.

La Cina è per il mondo occidentale, per certi versi, una realtà inconcepibile. La National Press and Publication Administration ha spiegato che la misura è stata introdotta “per un’efficace prevenzione della dipendenza dei minori dai giochi online”. Lo scopo, hanno riferito i media ufficiali, è affrontare il problema dell’uso eccessivo da parte dei minori dei giochi online. In questo modo, dicono, “sarà protetta più efficacemente la salute fisica e mentale dei minori”.

Quello che a me sembra una "terribile ingerenza" per il popolo cinese è vista come normalità. Lo Stato si prende cura di me.

Istruzione, Tecnologia e Finanza. Tre fronti da riportare sotto controllo.

Per Pechino, c’è la necessità di “guidare attivamente le famiglie, le scuole e gli altri settori sociali per co-amministrare a governare e adempiere alla responsabilità della tutela minorile in conformità con la legge e creare per loro un buon ambiente di crescita sana”. 

Azione che è costata a Tencent Holdings Ltd., la più grande azienda di videogiochi al mondo per fatturato, oltre 1 miliardo di dollari in vendite perse, secondo le stime degli analisti, e ha portato a un crollo prolungato del prezzo delle azioni. 

Il messaggio che è arrivato fortissimo dalla leadership sul fatto che il mondo digitale e l’economia digitale vadano regolati in maniera forte perché fino ad ora si sono sviluppati in una sorta di giungla, ha provocato un’ondata di regolamentazioni, anche eccessive, da parte di tutte le autorità deputate: antitrust, privacy, autorità del cyberspazio. 

Sono state regolamentate anche tutte le piattaforme private di formazione online e offline. Molte famiglie cinesi iscrivevano i figli a corsi extrascolastici, era diventato un business perché i cinesi sono ossessionati dall’educazione e per loro è la normalità che un figlio faccia 4-5 ore nel pomeriggio di corsi extracurriculari: ecco, anche questi sono stati regolati in maniera molto forte, nonostante fossero nell’interesse educativo del bambino”.  In sostanza anche le scuole private devono essere "no profit" in modo da non dover sottostare all'influenza di qualche azionista di maggioranza che in nome del profitto può escludere i meno abbienti (aree rurali interne) dall'accesso.

Le misure seguono una serie di azioni normative che prendono di mira i più grandi colossi tecnologici cinesi per presunte violazioni dell’antitrust”. Il principale regolatore antitrust cinese, l’amministrazione statale per la regolamentazione del mercato, ha affermato, in coincidenza dell’annuncio delle restrizioni sull’uso dei videogames, che sta avviando una revisione dell’acquisizione del gigante cinese delle consegne di cibo Meituan nel 2018 della società di bike sharing Mobike, per fare un esempio. 

È probabile che la nuova regola si faccia sentire nell’industria cinese dei giochi online, una delle più grandi al mondo. Le limitazioni, infatti, arrivano mentre il governo cinese cerca di tenere a freno l’industria tecnologica cinese, una campagna che ha innescato una vendita di trilioni di dollari in azioni cinesi e ha colpito una serie di aziende, tra cui fornitori di istruzione a scopo di lucro, servizi di ride-hailing e piattaforme commerciali su internet, comprese le iniziative che possono far perdere alla banca centrale cinese il controllo totale sulla moneta.


Come reagisce l'occidente?

Il mondo occidentale di matrice anglosassone si sta coalizzando per cercare di arginare l'espansione cinese ma lo fa "alla Trump" rischiando di perdere qualche importante pezzo di occidente per strada. La NATO, l'Europa e in particolare la Francia che pure con l'Indocina mantiene degli importanti legami storici e politici.

La recentissima costituzione del patto AUKUS (Australia, Gran Bretagna, Stati Uniti) per il rafforzamento del coordinamento militare nell'area del Pacifico rompe alcuni importanti equilibri e fornisce ulteriori elementi di preoccupazione.

Come si sa, l'instabilità non è amica degli investimenti e pertanto è giunto il momento di trovare lidi più tranquilli, almeno fino a quando le nebbie non si saranno diradate.










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