Ci aspetta un compito arduo. Essere selettivi ed essere distaccati. Usciti dalla pandemia non ritroveremo il mondo di prima. Avremo raggiunto nuove consapevolezze e concretizzato nuove abitudini. Ci saranno delle macerie e molto da ricostruire. Il rapporto del G30 ci può dare un'idea di quale direzione si prenderà.
Il Gruppo dei Trenta, G30, è un organismo globale indipendente composto da alti rappresentanti del settore pubblico e privato e del mondo accademico. Nel loro ultimo rapporto pubblicato a dicembre 2020 il gruppo richiama l’attenzione sulla necessità di aprire una fase nuova e puntare al dopo-Covid, quando le scarse risorse richiederanno interventi mirati.
Il rapporto in sintesi
In questo rapporto valuta la risposta politica data alla crisi del Covid-19 fino ad oggi e fornisce una serie di raccomandazioni per plasmare la politica economica in futuro. Gli autori sottolineano che mentre l'illiquidità ha caratterizzato la crisi economica del Covid-19 fino ad ora, l'insolvenza può arrivare a pesare su molte imprese mentre la tensione economica della pandemia continua.
In considerazione di ciò, il rapporto raccomanda di spostare la politica da un ampio sostegno alla liquidità a misure più mirate volte a mantenere la salute del sistema finanziario, nonché a sostenere le imprese che saranno probabilmente vitali in un'economia post-pandemica.
Le raccomandazioni contenute nel rapporto ruotano attorno ai principi fondamentali per garantire la salute a lungo termine del settore aziendale, allocare in modo efficiente le risorse e prevenire i danni collaterali. Ciò richiede il coinvolgimento di leve sia nel settore privato che in quello pubblico per supportare il settore aziendale, assicurando al contempo che i sistemi finanziari non siano influenzati negativamente dalle posizioni finanziarie deboli delle società.
Ove necessario, il rapporto sollecita i governi a fornire sostegno finanziato con fondi pubblici. Tuttavia, in considerazione della potenziale insolvenza in agguato sotto la superficie del mondo aziendale, gli autori sottolineano contemporaneamente la necessità di consentire alle forze di mercato di guidare almeno parzialmente il futuro sostegno economico. Ciò è in linea con un tema più ampio di riduzione della portata e del volume del sostegno che caratterizzava i quadri di politica economica nelle prime fasi della pandemia. Il rapporto sottolinea che se vengono intraprese tempestivamente azioni globali, le difficoltà aziendali non freneranno il ritorno a una forte crescita in un mondo post-Covid.
Riprendo qui alcuni passaggi illuminanti dell'articolo di Riccardo Sorrentino pubblicato sul sito de Il Sole 24 ore, a mio avviso sono fondamentali per capire la direzione indicata.
Draghi: «Una nuova era»
«Stiamo entrando in una nuova era - ha detto Draghi durante la presentazione del rapporto - nella quale saranno necessarie scelte che potrebbero cambiare profondamente le economie». Lo sforzo compiuto finora, sotto la spinta dell’emergenza, «è stato ben fatto, era necessario», ha aggiunto, ma ora occorre passare a una fase molto più delicata perché più selettiva: «Chi dovrà decidere quali compagnie dovranno essere aiutate?», è uno degli interrogativi, ha spiegato Draghi, a cui il rapporto cerca di rispondere.
Politiche molto selettive
Questa crisi «senza precedenti» – spiega infatti il rapporto – che ha causato molta «confusione», ha già messo in tensione i bilanci pubblici e richiede ora, in questa seconda ondata di conseguenze economiche – microeconomiche, soprattutto – politiche «piene di sfumature». Ricette semplici non ce ne sono, e il rapporto «non tenta di raccomandare una singola politica», ma piuttosto «un insieme di principi», «un insieme di strumenti», e un metodo per affrontare la situazione.
Il rischio delle imprese zombie
L’avvicinarsi al «bordo della scogliera» impone in ogni caso di intervenire con rapidità. Il rischio è quello di creare «masse di imprese zombie», che sopravviveranno a stento mantenendo in piedi un’inefficiente allocazione delle risorse. La scarsità delle risorse disponibili – anche a causa delle tensioni sui conti pubblici – richiede inoltre un approccio strategico.
Puntare alle Pmi
Tocca a ogni governo, quindi, individuare le proprie priorità e definire su quali “stakeholders”, e su quale generazione (l’attuale o la futura) far cadere i costi degli interventi. Occorre disegnare politiche molto selettive. Non tutte le aziende vanno sostenute, spiega il rapporto, ma occorre scegliere quelle che possono essere redditizie dopo l’epidemia – dando particolare attenzione alle piccole e medie imprese, con minore “potere contrattuale” verso i governi, ma nello stesso tempo preziose sul piano occupazionale e produttivo – e bisogna intervenire solo in presenza di fallimenti del mercato, che possono creare elevati costi sociali.